giovedì 5 aprile 2012

9Aprile2o11

La vita è lenta. La vita corre.
La vita è una giostra.
La vita è tutta uguale :








Nove Aprile Duemilaundici


Non volevo essere lì, non dovevo essere lì. Aveva fatto tutto lei, come al solito. Ma d'altronde con la scusa del suo compleanno avrebbe ottenuto tutto quello che voleva, come al solito, e quindi per il secondo weekend di fila mi addormentavo in un letto a due piazze di pelle bianca, in una camera sui toni del marrone nuova e bellissima, di cui non mi poteva fregare di meno. La camera era il regalo del suo dolce compagno, del suo uomo, il suo uomo a cui piaceva il mio culo. 
Il giorno che si andava concludendo, Domenica, mi era stranamente piaciuto. Era stato salvato dall'amica che s'imbuca nella casa al mare, una distrazione valida per me e l'obbligo per loro di comportarsi come persone normali. Non la ringrazierò mai abbastanza per quella domenica, per aver reso il weeken tranquillo.

La notte scorre lenta, mi alzo una, due, tre, quattro volte per andare in bagno. Una pseudo cena fa le capriole nel mio stomaco. Mi sveglio alle sette meno un quarto e vomito ancora. Lei chiaramente non è sveglia, quando mai? Odio doverla svegliare al mattino . Specialmente quando una bottiglia di votka vuota è di fianco al letto. Ha vomitato nelle coperte ma non mi va di cambiarle, non mi va più.
La lascio li nella sua merda mentre cerco di capire da che parte gira il mondo.
Lo scarico del cesso la fa svegliare, urlando, e tirandomi nomi. - E' lunedì eva, basta solo arrivare a scuola, solo arrivare a scuola- Sono già le otto meno dieci e deve ancora alzarsi, mi toccherà entrare alle nove. 



Scendo e passo in rassegna le eventuali colazioni, opto per un succo lasciato a metà.
Si alza finalmente, ma sono le nove e mezzo, e caschi il mondo io andrò a scuola oggi.
Chiamo mio padre, chiedo se può darmi uno strappo andando al lavoro. Strappo accordato, però adesso devo dirlo a Lei, devo parlarle. - Passa Papà a prendermi andando a lavoro, così non devi correre-  Nessuna risposta, sarà il dopo sbornia.

Salendo le do un'occhiata al volto, quegl'occhi. Quegl'occhi, di nuovo. Indiavolati. Gli occhi della persona che per anni mi ha forviato, "cresciuto" se vogliamo, dato l'esempio e la scusa per tutto ciò che ho scelto di fare di sbagliato . Tiro dritto e vado a truccarmi. Prendo lo zaino di scuola e un'altro zaino più grande che riempo con tutto ciò che ritengo di valore e di cui non vorrò chiedere una volta uscita. Già so che mio padre m'avrebbe obbligata a tornare lì ma togliere le mie cose da quella stanza era necessario, giusto per sottolineare il fatto che non fosse mia .



-Eva perchè mi odi?
In un momento di lucidità l'avrei ignorata, ma stamattina no. 

-La domanda giusta è perchè tu odi me , o perchè Dio mi odia tanto d'avermi dato una madre così.
O perchè mi sono fatta convincere a tornare qui. O perchè non ti ho cambiato le coperte stamattina.
Queste sono domande. Qui nessuno ti odia.

Quando sono stata scaraventata giù dalle scale e buttata fuori di casa al suono di -Esci da casa mia brutta troia anoressica del cazzo, puttana, puttana, troia, vai via- ho pensato solo:

Finalmente .

E non sono più tornata .

Ma la vita è tutta uguale :
C: Caffè sz

P: muesli 20 g 66kcal +mezza mela 35 kcal
C: petto di pollo 70g + 1\2 patata lessa 77+80

assunte 258, nessun abbraccio.





3 commenti:

  1. ... sono senza parole ...
    Il minimo che possa darti è un abbraccio..ma cosa dico...tanti abbracci!!
    ti stringo e resisti mia cara

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